Da zero al mio primo sito: come ho iniziato a lavorare online senza essere perfetta

Pubblicato il 24 maggio 2025 alle ore 21:00

L’altra mattina, come spesso capita, stavo scrollando sui social col caffè caldo in mano, e mi capita davanti una collega.

Lavoriamo per la stessa azienda, così incuriosita apro il suo profilo.

E niente, BAM!

Migliaia di followers, un feed perfetto, stories super curate, casa talmente perfetta che sembrava uscita da Pinterest!

Io, nel frattempo, cercavo di non inciampare nelle felpe buttate in corridoio dai figli la sera prima, con il lavandino ancora pieno dei bicchieri della sera prima.

E già lì mi sentivo fuori posto.

 

Poi arriva la botta finale: una storia dove scende dalla sua macchina nuova, bianca, lucida, che pare appena uscita dal concessionario.

Io, invece, guido una macchina del 2007 che ormai fa parte della famiglia. Ogni volta che accendo il motore, fa un suono diverso: una mattina sembra tossire, l’altra sembra piangere.

Ma mi porta a fare la spesa ed è già qualcosa.

 

Mi sono detta:

“Ecco. Ma dove vado io? Che ho la cucina fissa, quella standard presa da Mondo Convenienza. Quella che ti danno quando non vuoi spendere troppo perché ci sono altre priorità.”

 

Sai com’è… loro fanno vedere l’isoletta in marmo nelle stories, con le lucine giuste, la pianta finta perfettamente abbinata al vassoio di design e il filtro color sabbia che fa sembrare tutto uscito da una rivista.

E io lì, con un tavolo che non c’entra niente col resto della cucina. Le sedie si abbinano, sì. Ma il tavolo sembra arrivato da un’altra casa.

 

E mi è salita quella vocina.

Quella stronzetta che ti sussurra:

“Ma tu davvero pensi di poterti ispirare a questa ragazza? Con tutto ’sto casino attorno e la tua vita incasinata?”

 

Poi però, ho fatto una cosa diversa dal solito: mi sono fermata e mi sono detta:

“Ok, lei avrà anche un feed perfetto, ma io ho appena fatto un sito da sola, da zero, senza sapere nemmeno da dove si cominciasse.”

 

Vi giuro: quando ho iniziato, non sapevo nemmeno cosa fosse Canva

 

Facebook lo usavo solo per taggare l’amica del cuore nei meme trash o per condividere post incazzosi contro il mio ex.

Instagram? Lo usavo solo per stalkerare gli attori di The Vampire Diaries

(eh sì, anch’io eterna indecisa tra i fratelli Salvatore).

 

Non sapevo fare una storia, non sapevo mettere una canzone… chiedevo a mia figlia.

 

Per fare un bigliettino con Canva ci ho messo tipo dieci ore, e poi ho dovuto chiedere a mio fratello di finirlo lui perché io, sinceramente, avevo il cervello fuso e stavo per lanciare il pc dalla finestra.

 

Quindi sì: ho fatto un sito tutto mio, e questa cosa per me è stata una bomba.

Ma la vera sorpresa è arrivata dopo.

 

Perché da quando l’ho pubblicato, mi sono arrivati tantissimi messaggi spontanei.

Messaggi che dicevano:

 

“Ho letto la tua storia, non la conoscevo. Mi hai toccato il cuore.”

“Complimenti per il sito, è bellissimo e ti rappresenta.”

 

E io lì… scioccata.

Perché nessuno mi aveva mai scritto una cosa così.

Per la prima volta, senza chiedere niente, erano loro a venire da me.

E non per la casa perfetta o le luci da studio fotografico.

Ma perché avevano sentito qualcosa di vero.

 

E allora mi sono detta:

“Ok Marika, forse è proprio questo che conta.

Devi semplicemente essere te stessa.”

 

Certo, non ti nego che ogni tanto guardo gli altri e mi sento ancora inadeguata.

Vedo chi fa balletti su TikTok, senza dire una parola, e fanno mille visualizzazioni.

Io invece mi scervello per trovare le parole giuste, ci metto il cuore, la struttura, uno script…

E poi niente, magari tre like (di cui uno è del mio migliore amico — grazie Den, ti voglio bene).

 

Ma sapete una cosa?

Ho capito che ognuno attira ciò che è.

 

Chi fa balletti attira chi compra senza chiedere niente.

Io attirerò chi cerca consapevolezza.

Chi vuole iniziare un percorso vero.

Chi vuole guardarsi allo specchio e dire:

“Adesso ci sono. Adesso comincio.”

 

Io non voglio diventare un’altra.

 

E se oggi riesco a dirvi tutto questo, è perché il mio percorso di trasformazione personale è stato fondamentale.

Se non avessi detto “basta” a una vita che non mi rappresentava, oggi non sarei qui.

 

Non sono una nutrizionista, non sono una personal trainer, non ho un fisico da copertina.

Ma sono una donna che si è rialzata.

Che ha scelto di imparare, di mettersi in gioco, anche senza luci perfette.

 

Se anche tu ti senti così, sappi che non sei sbagliata.

Semplicemente… non ti sei ancora data il permesso di essere te stessa.

 

E lo so, non è facile. Prima devi guardarti dentro e scavare.

Ma quando lo fai… ti assicuro che inizi davvero a splendere.

 

Se stai cercando un modo per rimetterti in gioco, per costruire qualcosa di tuo,

per lavorare da casa senza dover diventare qualcun’altra…

 

Scrivimi.

Ti racconto come ho iniziato io.

E se vorrai, potrai iniziare anche tu.

 

 

Marika Bisicchia

 

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